Come suoni inattesi possono inibire la vista

 

 

ROBERTO COLONNA

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XVII – 07 novembre 2020.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

Di recente ci siamo occupati di ricerche sulle interferenze dell’udito nella visione e, prima dell’estate, abbiamo recensito uno studio che ha indagato gli effetti esercitati sulla visione di oggetti da messaggi trasmessi mediante il linguaggio dei segni dei sordomuti. In altri termini, un lavoro che ha valutato la possibilità che informazioni codificate in entrata, equivalenti a quelle acustiche della comunicazione linguistica anche se espresse in una modalità analogica, influenzassero il processo di percezione degli oggetti osservati. Più specificamente, a proposito dell’oggetto di questa ricerca, si diceva nel nostro articolo: “In altre parole, la questione è se e come un’informazione codificata possa modificare dei parametri del processo che trasforma i segnali visivi della retina in rappresentazioni mentali”[1]. Gli autori dello studio, attraverso il profilo dei potenziali evocati associati ad evento (ERP), hanno scoperto cambiamenti nella rappresentazione visiva dell’oggetto indotta dai segni.

Un problema un po’diverso, ma forse ancora più affascinante, si può sintetizzare nella domanda: è possibile che uno stimolo acustico in quanto tale modifichi direttamente ciò che vediamo?

La risposta è venuta da un ambito diverso della ricerca neuroscientifica, quello che si occupa dell’elaborazione cerebrale degli effetti di fenomeni improvvisi e imprevedibili.

Si ritiene che la capacità del cervello di elaborare eventi inaspettati sia alla base della flessibilità cognitiva, pertanto il suo studio è rilevante per la comprensione delle basi dell’intelligenza umana. L’effetto più noto fra i ricercatori che indagano le risposte cerebrali ad accadimenti inattesi consiste nell’interruzione dell’impegno nell’attenzione, comunemente detta distrazione. Studiando le basi di questo processo, Cheol Soh e Jan R. Wessel hanno verificato se gli eventi inaspettati interrompono le rappresentazioni cerebrali dell’attenzione mediante l’attivazione di un meccanismo inibitorio. Seguendo questa traccia, i due autori sono giunti a interessanti conclusioni circa l’effetto di suoni inattesi sulla rappresentazione di stimoli visivi.

(Cheol Soh & Jan R. Wessel, Unexpected Sounds Non-selectively Inhibit Active Visual Stimulus Representation. Cerebral Cortex - Epub ahead of print doi: 10.1093/cercor/bhaa315, 2020).

La provenienza degli autori è la seguente: Department of Neurology, University of Iowa, Iowa City, IA (USA); Department of Psychological and Brain Sciences, University of Iowa, Iowa City, IA (USA).

Cheol Soh e Jan R. Wessel hanno dunque sottoposto a verifiche l’ipotesi che eventi improvvisi non previsti possano interrompere le rappresentazioni cerebrali dell’attenzione mediante un meccanismo neurale di controllo inibitorio. Un tale meccanismo è stato studiato e caratterizzato nel controllo motorio, all’interno dei sistemi d’uscita esecutiva del sistema nervoso. Recentemente è stato dimostrato che tale processo è automaticamente attivato da intensi stimoli sorprendenti e potrebbe spiegare alcuni loro effetti su processi non motori come le rappresentazioni di working memory. I volontari, che hanno preso parte allo studio di Soh e Wessel, sono stati esposti a stimoli visivi lateralizzati e tremolanti producendo, alla rilevazione dell’attività elettrica corticale EEG, potenziali evocati SSVEP (steady-state visual evoked potential). Dopo suoni inaspettati, l’attività SSVEP era rapidamente soppressa. Usando un compito di localizzazione funzionale (stop-signal) e impiegando una indipendent component analysis, i due ricercatori hanno identificato una fonte EEG fronto-centrale, la cui attività indica controllo motorio inibitorio. Suoni inattesi nel compito SSVEP attivavano questa fonte evocatrice di inibizione. Usando una single-trial analysis i ricercatori hanno accertato che le sub-componenti di questa fonte si rapportano in maniera differente ai cambiamenti in SSVEP indotti dal suono improvviso: mentre la sua componente N2 era predittiva di una successiva soppressione di SSVEP per uno stimolo normalmente atteso, la componente P3 prevedeva la soppressione di SSVEP per lo stimolo inaspettato.

I risultati di questo studio gettano nuova luce sui processi sottostanti i segnali di controllo fronto-centrale e hanno implicazioni per fenomeni quali la distrazione e l’intermittenza attentiva.

 

L’autore della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

 

Roberto Colonna

BM&L-07 novembre 2020

www.brainmindlife.org

 

 

 

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[1] Note e Notizie 30-05-20 Come il linguaggio può influenzare la percezione visiva.